mercoledì, dicembre 15, 2010

Ragusa Saudita


A Ragusa si aggira lo spettro di un “colosso industriale” armato di tubi, tralicci e trivelle pronto a succhiare gas dalle nostre campagne. Un "colosso petrolifero" sbucato dal nulla e che fa paura ad amministratori grandi e piccini, a governatori e governati.

Stiamo parlando della Panther Eureka la società che avrebbe dovuto prendere attività nell’estrazione e produzione di petrolio e gas in Sicilia. Ma da qui a definire “colosso” la piccolissima azienda a responsabilità infinitamente limitata, messa su in quattro e quattr’otto da Massimo Melli, che in Sicilia e in Italia ha 1 (una!) sola concessione di esplorazione petrolifera ce ne vuole.

Quello che le agenzie di stampa non hanno mai battuto è stato proprio questo: la Panther Eureka -figlia della già modesta azienda Texana “Panther Resources Corporation”, i cui soci amministratori hanno sì esperienza nel campo dell’esplorazione e produzione, ma che di fatto gestiscono solo 1 (uno) pozzo di oil&gas a Houston!- è solo una “piccolissima impresa” che è riuscita a presentare un progetto di sfruttamento risorse minerarie nel 2004, presso l’assessorato all’industria della regione siciliana, ottenendo il via libera alle esplorazioni, alle perforazioni e alle produzioni di petrolio e gas nella Val di Noto. Panther Oil non sarà un “colosso petrolifero”, è vero, ma per abilità di gestione amministrativa e scaltrezza giuridica non è stata e non è seconda a nessuno. E gli amministrati di Vittoria ne sanno qualcosa.

A Massimiliano Melli, consigliere delegato della Panther, va il merito di aver recuperato dal mercato dei finanziamenti privati qualcosa come 40 milioni di euro per sostenere il progetto Eureka. O forse sarebbe più corretto scrivere che i finanzieri italiani hanno trovato in Panther Oil Sicilia un ottimo asset dove allocare il loro capitale.

Ma lo scenario amministrativo di oggi non è quello del 2004. Le regole in Provincia di Ragusa sono mutate. E i compagni d’affari di Panther oil, quelli che hanno messo mano al portafogli per sponsorizzare i “texani” nella corsa all’oro nero degli iblei, se ne sono resi conto.

L’adozione del Piano Paesistico del 10 Agosto ultimo scorso e la procreazione lenta e assistita del Parco degli Iblei, mettono seriamente a rischio il ritorno sugli investimenti (ROI, return on investment) che il progetto Panther Eureka avrebbe dovuto sortire per i finanziatori privati.

Dunque non è detto che la disponibilità iniziale di 40 milioni di euro sia ancora nelle possibilità d’impiego per la piccola impresa del riminese Melli, che potrebbe anche rinunciare al programma di esplorazione e produzione, portando in cassa - senza aver perforato nemmeno un centimetro delle nostre campagne- decine di milioni di euro che i cittadini di Vittoria s’impegnerebbero a versare per risarcimento danni alla Panther. Per la gioia degli azionisti texani (che detengono il 45% del capitale) e dei finanzieri italiani e stranieri (si fa per dire) che controllano di fatto la società.

A partire dall' ex presidente di Eni, Guglielmo Moscato, azionista e consigliere della Panther (col 12,14% nel 2008), dell’amministratore con delega Melli (con l' 11,20% nel 2008) e di una variegata pattuglia di scatole lussemburghesi che operano nel campo dell’energia e del petrolio, da cui emerge la figura di un dirigente dell'Eni, già responsabile della divisione di ricerca e sviluppo, Salvatore Floridia, e finanziarie anonime registrate alle isole Mauritius. Chiude la partita societaria di Panther Sicilia una holding francese, la EM et Prom che è solita tenere affari con Eni e che detiene il 30% della società “texana”.

Saranno loro a beneficiare, eventualmente, del maxi risarcimento danni a valle della sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa che nei giorni scorsi ha annullato il ricorso vinto in primo grado dall'amministrazione comunale di Vittoria, per bloccare l'attività di ricerca della societa' texana in contrada Serra Grande.


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